Amministratori comunali, rappresentanti delle forze dell’ordine e delle associazioni combattentistiche, studenti della scuola secondaria di primo grado e cittadini hanno celebrato questa mattina la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, con due momenti di riflessione: il primo in Piazza Italia e il secondo davanti al Monumento ai Caduti.



Questo il discorso pronunciato dal sindaco Dino Magnabosco davanti al Monumento ai Caduti:
Cari concittadine e concittadini, cari ragazze e ragazzi della nostra scuola secondaria di primo grado,
siamo qui a ricordare tutte le vittime, civili e militari, del primo conflitto mondiale. Siamo qui a ricordare i sacrifici e i drammi che anche le nostre popolazioni, in quei terribili anni, hanno conosciuto e subìto. Quell’evento bellico ha segnato una tappa fondamentale nel processo di unificazione nazionale, non solo in termini territoriali, ma anche in termini di coscienza e consapevolezza di un popolo finalmente riunito sotto la stessa bandiera.
Quest’anno la Festa dell’Unità Nazionale coincide con il centenario della tumulazione del milite ignoto all’Altare della Patria. Sia dunque l’occasione per ricordare, in particolare, tutti i figli, i mariti, i padri che non tornarono dal fronte. Vittime che restarono senza nome, famiglie che non ebbero una tomba su cui piangere i loro cari. Fu una tragedia nella tragedia, che però, così come il viaggio in treno lungo lo stivale del milite ignoto, aiutò a formare quella coscienza nazionale di cui ho già accennato.
È ormai da due anni che viviamo in un modo segnato dalla crisi pandemica. Da più parti si è paragonato questo periodo ad una guerra, per via delle perdite umane ed economiche che abbiamo vissuto. Non so se questa sia un’esagerazione. Possiamo però certamente dire che stiamo attraversando un evento epocale, come epocali furono gli eventi bellici del 15-18. Allora si combattè con le armi uomo contro uomo, nazione contro nazione. Oggi l’uomo, anzi l’umanità intera, combattono con le armi della scienza contro un virus che tutti speriamo di sconfiggere definitivamente. Bisogna avere fiducia, credere nei continui progressi della medicina, guardare al domani come un’opportunità di ripartenza e progresso. Come fecero i nostri avi più di un secolo fa.